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Abstract Riassunto della tesi Tra le varie trasmissioni televisive, si sono selezionati i telegiornali (TG) come un possibile specchio della lingua trasmessa. È il programma televisivo più notevole, un simbolo della televisione stessa; costituisce, per la maggior parte della popolazione, il principale strumento di conoscenza del mondo perché proferisce un servizio informativo gratuito, offrendo un’immagine della realtà. L’obbiettivo che la tesi si è prefissata è quello di condurre un’analisi della costruzione dei notiziari e alla descrizione del linguaggio utilizzato, verbale e non verbale, e degli elementi che spingono il telespettatore a proseguire la narrazione della notizia. Formano il corpus della tesi, incluso dal 2011 al 2014, 926 notizie di vari TG e varie pagine notiziarie (politica estera ed interna, economia, moda, salute, cultura, cronaca, ecc.) per garantire la varietà delle notizie: TG1,TG3, TGL,TG LA7, TG Italia due, Askanews ed Euronews. La tesi si snoda lungo due capitoli fondamentali, oltre a un’introduzione nella quale ho dato cenni brevi sull’evoluzione del linguaggio televisivo e il ruolo svolto dalla televisione-guida nel cambiamento dell’italiano e l’unificazione del linguaggio in ambienti legati al dialetto; in più, ho accennato il ruolo della tv nell’insegnamento dell’italiano e la sua diffusione, dando degli esempi di programmi pedagodigi, come: Parlare, leggere, scrivere di Tullio De Mauro, Umberto Eco e Piero Nelli, L’ha detto la tivvù, condotto da Michele Mirabella e Luca Serianni e il Pronto soccorso linguistico, curato da Francesco Sabatini. Inoltre, ho messo in rilievo gli esordi e sviluppi del TG e la sua progettazione. In aggiunta, ho sentito l’importanza di esibire il carattere distintivo del TG: il linguaggio non verbale, perciò ho dimostrato succintamente che le immagini ed il sonoro si imprimono durevolmente nella mente del televedente, facilitando la decodificazione del messaggio del notiziario. Nel primo e nel secondo capitolo, ho sentito la necessità di discutere, in modo argomentativo, vari punti su cui si differenziano i pareri dei linguisti. Alla fine di ogni punto, ho registrato i risultati cui sono arrivata, rafforzati con le cifre e le statistiche per evitare i giudizi fortuiti ingiustificati. Il primo capitolo è dedicato all’analisi linguistica del linguaggio del TG sotto due aspetti: l’aspetto sintattico e quello morfosintattico. Analizzanndo l’aspetto sintattico, ho messo in evidenza una caratteristica essenziale del TG, quella della prevalenza del principio di economia e semplicità del linguaggio, che corrispondono alla breve durata della trasmissione telegiornalistica. Queste caratteristiche sono realizzate sia tramite il ricorso alla brevità costruttiva, alla monoproposizionalità e alla limitata frequenza di ipotassi, sia attraverso la prevalenza dello stile nominale nei titoli e nel corpo della notizia. Ho accennato oltracciò alla focalizzazione attraverso cui il TG mette alla luce alcuni elementi dell’enunciato, ricorrendo sia alla dislocazione, sia alla frase scissa, mettendo così nel primo posto dell’enunciato l’elemento più importante da mettere a fuoco per la sua importanza e la capacità di attivare l’attenzione del telespettatore. Nel primo capitolo, ho messo in chiaro altri aspetti morfosintattici del TG. Analizzando il modo del verbo, ho registrato il dibattito svolto sull’uso dell’indicativo ed il congiuntivo: alcuni studi credono nella morte del congiuntivo a favore dell’indicativo, considerando l’uso di quest’ultimo una caratteristica del good news writing perché è il modo della realtà. Altri, invece, affermano la tenuta del congiuntivo nella voce del giornalista con i suoi vari valori. Mettendo al vaglio il mio corpus, ho segnalato che l’uso del congiuntivo è una scelta personale che dipende dal parlante stesso, dal suo rispetto alle regole grammaticali e dalla sua abilità a coniugare correttamente il verbo al congiuntivo. In aggiunta, ho registrato l’uso del congiuntivo in vari casi e con molteplici valori. In più, ho dedicato una parte all’analisi del condizionale che si usa per esprimere dubbio o notizie non confermate. In aggiunta, la tesi tratta lo studio dei tempi del verbo, registrando l’uso crescente del tempo presente, con i suoi vari impieghi, in quanto, trasmettere immediatamente le notizie, è fra le peculiarità del TG. La tesi mette in chiaro pure la prevalenza del passato prossimo su quello remoto e l’uso del trapassato in proposizione principale o in periodo monoproposizionale. Il primo capitolo include oltracciò uno studio profondito sull’uso dei pronomi: pronomi personali, pronome dativale gli, il pronome ci con le sue varie funzioni, ed in fine i pronomi dimostrativi neutri. Il secondo capitolo si verte su due aspetti: lessicale e stilistico. Nel sistema lessicale, ho messo in evidenza l’uso dei quattro –ismi: generecismi, dialettismi, tecnicismi, stranierismi, registrando nuovi risultati sugli ultimi due . Ho dedicato, pure, una parte della tesi al frasario telegiornalistico, registrando i vocaboli factotum e ripetuti in modo maldestro e mettendo l’accento sull’uso particolare di alcuni avverbi e la loro posizione nell’enunciato. In aggiunta, ho dato spazio ai segnali discorsivi tipici del parlato, i quali hanno la funzione dell’interpunzione nella lingua scritta e garantiscono il mantenimento del rapporto interattivo basato tra il conduttore e il telespettatore. Ho registrato l’aumento ricorso del TG allo stile nominale sul piano lessicale per creare densità e incisività, assicurando una comunicazione rapida di struttura periodale relativamente semplice e d’effetto. Questa rapidità si realizza attraverso molteplici forme: sintagmi preposizionali, locuzioni, verbi con collocazione nominale, parole derivate e parole composte. Per quanto concerne la stilistica, pure l’esposizione dell’aspetto stilistico è di carattere argomentativo; così ho messo a confronto i diversi pareri dei linguisti sull’allontanamento o il ricorso del TG al linguaggio retorico: enfasi e figure retoriche. Messo al vaglio il corpus del TG nella sua totalità, ho trovato, infatti, che tale linguaggio è di uso medio. Ciò comparisce nella frequenza della monoproposizionalità e della brevità della costruzione tipica dell’oralità, nell’uso del che polivalente, nel ricorso alla frase scissa e alla dislocazione, nella prevalenza del pronome ci al posto del tradizionale vi, nella presenza cospicua dello stile nominale, con tutte le sue forme, per garantire la rapidità del discorso, nella presenza dei segnali discorsivi e nell’uso equilibrato delle parole passe-partout e quelle di tipo formale; oltre alla rilevanza dei prestiti che rendono il TG al corrente con il mondo globalizzato, all’uso persistente degli intercalari tipici del parlato insieme alle varie forme interattive e al mantenimento delle figure retoriche nella notizia messa in onda. |